Quanto tempo ancora, o Signore?

Quanto tempo ancora, o Signore?

di Annamaria Udovisi Pitacco

 

I giornali sono pieni di notizie sulla crisi economica che investe il mondo. Tutti i paesi sono coinvolti in una scivolata interplanetaria senza uguali, le borse vanno su e giù portando con sé capitali, industrie, banche. Aumentano in modo esponenziale i disoccupati, i fallimenti, la crisi attanaglia la società, le famiglie e tutti, con preoccupazione e angoscia, seguono i notiziari da bollettino di guerra.

Tutti? I cristiani non dovrebbero essere in questa massa di preoccupati e disperati.

Noi non siamo né soli né abbandonati. Abbiamo un Dio onnipotente, che é nostro Padre e veglia su di noi. Questo almeno dovrebbe essere la nostra condizione, se ci sostenessero veramente la fede, la speranza e l’amore verso il nostro Signore.

"Imparate dal fico questa similitudine: quando già i suoi rami si fanno teneri e mettono le foglie, voi sapete che l'estate è vicina. Così anche voi, quando vedrete tutte queste cose, sappiate che egli è vicino, proprio alle porte." (Matteo 24:32-33)

ficoSiamo giunti, si dice, ad una svolta epocale che cambierà molte situazioni che parevano inamovibili ed immutabili. Niente sarà come più come prima. Tutti i governi corrono a predisporre soluzioni di tamponamento dell’economia, si inventano soluzioni per arginare il precipitare degli eventi.

Anche il popolo di Dio sta arrivando a una svolta. E’ arrivato ai piedi del monte di Dio e qui ci viene imposto di fare una scelta. Dove vogliamo andare? Verso la terra promessa, in ubbidienza e sottomissione al nostro Signore ed alla sua Parola, o verso il deserto perchè nel nostro cuore non siamo ancora arresi e sottomessi alla sua volontà e rimpiangiamo le cipolle ed i beni d’Egitto? Ma che doveva rimpiangere il popolo d’Israele dell’Egitto?

"Ci ricordiamo dei pesci che mangiavamo in Egitto a volontà, dei cocomeri, dei meloni, dei porri, delle cipolle e dell'aglio." (Numeri 11:5)

Poche cipolle, pochi beni labili in cambio di una dura schiavitù, del vedersi uccise le proprie creature appena nate, dover sudare sangue sotto il sole a far mattoni? Dov’era tutta questa attrattiva, tutto questo bene che essi ora rimpiangevano?

Ma il Signore diede un consiglio al suo popolo,

"«Voi avete visto quello che ho fatto agli Egiziani e come vi ho portato sopra ali d'aquila e vi ho condotti a me. Dunque, se ubbidite davvero alla mia voce e osservate il mio patto, sarete fra tutti i popoli il mio tesoro particolare; poiché tutta la terra è mia; e mi sarete un regno di sacerdoti, una nazione santa». Queste sono le parole che dirai ai figli d'Israele". (Esodo 19:4-6)

Il Signore parlò così al suo popolo nell’Antico Testamento e parla così oggi pure a noi che ci troviamo nel nuovo Patto.

Poco prima, gli Israeliti erano in fuga davanti al faraone e si erano accampati presso il mare, vicino a Pi-Achirot, di fronte a Baal-Sefon: Inseguiti dall’esercito egiziano ebbero una gran paura e gridarono al Signore. Già da subito però rimproverarono a Mosè di averli tratti dall’Egitto per farli morire nel deserto. Allora il Signore parlò loro per bocca di Mosè: "Non abbiate paura, state fermi e vedrete la salvezza che il Signore compirà oggi per voi; infatti gli Egiziani che avete visti quest'oggi, non li rivedrete mai più. Il Signore combatterà per voi e voi ve ne starete tranquilli". (Esodo 14: 13-14)

Il Signore lo ripete a noi oggi: "Abbi fede in me. Riposa tranquillo nella mia pace. So cosa sto facendo, ho tutto sotto controllo. Non preoccuparti. Non ti agitare, come fanno tutti gli altri uomini. Confida in me, perchè la battaglia non è tua. Sono Io che combatto e sono già vincitore. Preparati alla mia venuta, servimi con zelo e fedeltà. Sto per venire."

Il Signore si cerca una stirpe santa ed eletta di sacerdoti che lo servano con fedeltà, che si consacrino a Lui interamente. Il Signore non accetta il part-time. E’ un Dio geloso, ci vuole tutti per sé e non ammette che apparteniamo ad un’altro. Desidera che siamo appartati, santi, suoi in modo totale e assoluto. Vuole che cerchiamo la sua faccia, ma non con tiepidezza. Vomita i tiepidi, li caccia dalla sua presenza. Questa condizione di consacrazione, che è propria dei sacerdoti, è elemento fondamentale per avere la sua unzione, il suo Spirito Santo. Senza di esso è inutile che parliamo. Se le nostre sono solo parole senza contenuto, senza il Suo Spirito che raggiunge i cuori e parla loro convincendoli di peccato e perdizione, è inutile che neanche andiamo.

Eppure vediamo la fame di Dio attorno a noi. E’ un mare pieno di pesci pronti per la nostra rete, ma purtroppo sono pochi i pescatori che escono nella notte oscura e gettano le reti della salvezza. Molti sono quelli che se ne stanno tranquilli nelle loro case, nei loro letti, nelle loro sicurezze, appagati di un culto domenicale, di udire la Parola, leggere la Bibbia, fare una rapida preghiera, ma senza troppo impegno, senza che costi troppa fatica, senza esporsi, rinunciare a qualcosa.

Eppure basterebbe così poco per vedere la gente cadere sulle ginocchia e chiedere a gran voce cosa fare per essere salvati!

Pensiamo alla predicazione di Pietro e degli altri apostolo dopo la Pentecoste! Erano uomini come noi, con tutte le nostre debolezze e paure, ma erano ripieni dello Spirito di Dio che li muoveva, li sosteneva, dava loro audacia e zelo.

Noi siamo ad un guado. E’ come se tenessimo un piede nel mondo e uno nel Regno di Dio. Un po’ all’ombra e un po’ nella luce. Non ci decidiamo veramente, definitivamente. Tra il mondo e la realtà della Vita in Cristo c’è un abisso, su cui passa un piccolo ponte volante, una passerella che abbiamo attraversato quando abbiamo scelto di accettare Gesù come nostro Signore e Salvatore. Pentiti, felici di essere stati perdonati e lavati nel sangue del nostro Signore Gesù, siamo corsi verso di Lui, certi di aver rinunciato per sempre alla vecchia vita, alle sue attrattive e lusinghe, convinti di non tornare mai più sui nostri passi, di aver tranciato i cavi di quella passerella e esserci incamminati sul sentiero della Vita.

Tuttavia la carne presente in noi continua a tentarci, molestarci, lusingarci. L’avversario conosce bene la nostra natura terrena e le sue debolezze ed è lì che ci tocca e ci induce in tentazione.

E’ tempo di dare un taglio netto, di disporci a camminare con passo deciso, risoluto dietro al nostro Maestro, che per ubbidienza al Padre, per salvarci, lasciò la gloria del Cielo e sopportò il supplizio e la morte. Ora siede glorioso alla destra del Padre e ci ha preparato un luogo. Facciamo in modo di appropriarcene, servendolo, portando con noi tanti altri tizzoni strappati al fuoco dell’inferno.

Non preoccupiamoci del domani, dei problemi che angustiano gli altri uomini. Noi alziamo gli occhi al cielo e teniamoci pronti, vegliando e perseverando, in attesa del ritorno del Signore.

Fatevi delle borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nel cielo, dove ladro non si avvicina e tignola non rode. (Luca 12:33)